[Test] Trek Slash 9

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Oggetto di questo test è la nuovissima Trek Slash, la bici da enduro che dal 2012 va a sostituire la Scratch nella linea della casa americana. Per chi é abituato a leggere le nostre recensioni questo potrà sembrare un test un po’ anomalo, dato che è stato fatto in 3 giorni durante un viaggio a Whistler. Può sembrare poco, ma sono stati tre giorni molto intensi che includevano anche un itinerario nel backcountry canadese di due giorni con pernottamento in tenda. Report dell’avventura seguirà.



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Considerazioni statiche
La Slash è stata progettata per essere una moderna bici da enduro, utilizzabile anche nelle gare a cui il portabandiera Renè Wildhaber prende parte, come la Megavalanche. A detta degli ingegneri Trek è più rigida lateralmente del 40% rispetto alla Scratch, da qui anche il peso del telaio con ammortizzatore di 3470 grammi, non un peso piuma, per 160mm di escursione anteriore e posteriore.

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L’angolo di sterzo è di 66°, variabile di mezzo grado a 66.5° grazie al mino link posto sul giunto fra biella e carro posteriore. Girando il mino link si varia anche l’altezza del movimento centrale da 360 a 367mm.

La forcella è una classica Fox Talas 160-120mm con rivestimento Kashima e dotata di regolazione della compressione alle basse velocità, mentre l’ammortizzatore, come detto prima, è una creazione di Trek in collaborazione con Fox. Su un RP3 viene infatti applicata la tecnologia DRCV, vale a dire un sistema a doppia camera che ha lo scopo di riuscire ad utilizzare tutta la corsa dell’unità amortizzante. Il DRCV si trova anche sulle forcelle presenti su Remedy e Fuel EX, come potete leggere qui. Sulle forcelle a corsa variabile la sua attuazione non è stata ancora implementata. Per spiegarvi il sistema vi lascio a questo breve video.

Il Fox RP3 è dotato di tre posizioni di pro-padal: climb, ride, descend, a seconda se il rider necessiti della piattaforma stabile o meno.
La Slash monta il reggisella telescopico Reverb nella versione Stealth, quindi il cavo passa internamente al telaio senza essere più di impaccio.

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Per concludere con l’allestimento, sulla bici test è montato l’intero gruppo Sram X0, con chainguide Truvativ 2×10 con rapportatura 36-22. Se volete saperne di più di questo gruppo cliccate qui. Il perno passante posteriore è un Maxle da 142x12mm. Per il resto si tratta di alcune novità Bontrager, come le ruote Rythm Pro (disponibili in tutti gli standard), le nuove gomme X4 da 724 grammi e il manubrio Rhythm pro carbon da 750 mm.

Il modello da noi testato è quello top di gamma, la Slash 9. Sono disponibili anche le versioni 7 e 8.

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In salita e sui tratti pedalati
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Per provare la Slash a dovere l’ho pedalata per due giorni solo ed esclusivamente sui bellissimi sentieri delle Chilcotins, in British Columbia (Canada), più un giorno prevalentemente in discesa a Whistler Mountain. Non esistono strade sterrate, si gira sia in salita che in discesa su sentiero, cosa che richiede un bel dispendio di energia soprattutto quando sono presenti delle belle rampe con fondo morbido. Tanto per darvi un’idea, il primo giorno siamo stati in sella 9 ore per fare circa 1900 metri di dislivello.

La bici completa pesa sui 14 kg senza pedali, cosa che si fa sentire sui ripidi e alla fine della giornata. Grazie al 36×22 dell’X0 e all’abbassamento della forcella Talas si arrampica comunque bene. Le tre posizioni dell’ammortizzatore RP3 non si fanno sentire particolarmente, quindi non si nota una grande differenza fra il climb e il descend. Per questo motivo il rider tende un po’ ad infossarsi in salita, se si lascia il sag iniziale su un valore di circa il 30% del travel. Come detto, l’abbassamento del Talas ovvia un po’ a questo problema.

Nei tratti a spinta ho picchiato innumerevoli volte il polpaccio contro la chiusura del Maxle, troppo sporgente a causa del sistema ABP (studiato per mantenere il carro posteriore attivo anche in frenata – qui un approfondimento) che richiede dello spazio altrimenti non necessario. E sono dolori quando si spinge per circa 3 ore nell’arco di una giornata come nel nostro caso…

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Sui tratti pedalati la posizione di guida risulta ben equilibrata anche a forcella non abbassata: la sella non è arretrata rispetto ai pedali. Il movimento centrale dista 360mm dal suolo: possono sembrare tanti, ma vista l’escursione e quindi il sag iniziale è l’unico modo per non toccare per terra con i pedali creando situazioni pericolose.

In discesa
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È qui che brilla la Slash. La concezione americana di una bici da enduro, infatti, è quella di una piccola bici da downhill più che di una bici da pedalare durante epici giri alpini. La Slash è molto stabile in velocità e sui tratti scassati, si lascia guidare con precisione e il controllo del mezzo risulta facile. Le gomme hanno praticamente lo stesso profilo delle Kenda Nevegal, e sull’asciutto polveroso su cui le abbiamo provate hanno fatto il loro lavoro. Durante una discesa rocciosa da Whistler Mountain è bastato invece prendere male un sasso per bucare, complice anche il peso ridotto delle coperture stesse.

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Sul lento tecnico la bici risulta maneggevole, i freni X0 danno potenza a volontà con un rotore da 203mm davanti e da 180mm dietro. Grazie alla Talas con pomello di controllo della compressione alle basse velocità la forcella non si insacca.

Il rivestimento Kashima si sente nella linearità della forcella, anche se la progressione finale è veramente notevole: non sono riuscito a mandarla a fondo corsa neanche una volta.

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Discorso a parte merita il carro posteriore full floater, cioè flottante: è molto sensibile ai piccoli urti, poi però risente dell’ammortizzatore DRCV. Non sono riuscito infatti a trovare un setup che mi permettesse di usarne tutta la corsa, benchè proprio il sistema brevettato da Trek dovrebbe rendere la cosa più facile. A metà della corsa si ha un po’ una sensazione di vuoto, poi inizia una progressività notevole che impedisce di usare gli ultimi centimetri di escursione. Non so se l’ammortizzatore avesse dei problemi, fattostà che era nuovo. EDIT:  Trek Usa mi ha fatto sapere che la bici che ho testato aveva un ammortizzatore difettoso. Hanno preso la cosa a cuore e sono andati a ritrovare la mia bici (aveva su il mio nome con un adesivo) e hanno aperto l’ammo.

Mi sono trovato così con un sag del 20% e una corsa che saltava subito la parte “vuota” centrale per andare a finire subito in quella corsa progressiva di cui sopra. Mi sarebbe piaciuto usare un ammortizzatore senza DCRV, come i Monarch Plus che usavano sia Renè Wildhaber che Ross Schnell, i miei compagni di avventura.

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Il manubrio da 750mm, il Reverb Stealth, il chainguide 2×10 e tutto il resto dell’allestimento hanno lavorato alla grande, pur trovandosi in condizioni di polvere che penetrava dovunque. I freni X0 hanno mantenuto il loro punto di inizio frenata impeccabilmente e il cambio ha funzionato anche con una catena secca come un grissino, cosa dovuta ai tanti guadi.

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Conclusioni
La Trek Slash è una bici da enduro pensata per chi cerca un mezzo molto solido ed affidabile per tracciati di discesa molto arrabbiati o per gare Superenduro. Il suo peso non è il massimo per le lunghe salite alpine, ma in discesa mantiene tutte le promesse. Il perno passante Maxle troppo sporgente può creare dei problemi quando si spinge la bici o si passa vicino a dei cespugli.

Trekbikes.com
Prezzo Slash 9: 5.499 Euro
Slash 7 – 3499 Euro
Slash 8 – 4499 Euro

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Stanco ma felice dopo 9 ore a zonzo per il backcountry canadese e pronto per una notte in tenda presso un lago sperduto. Report seguirà.

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