Coronavirus: le occhiatacce a chi si muove in bici

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Muoversi al di fuori della propria abitazione non è vietato ai tempi del coronavirus, rispettando le regole di cui si è tanto discusso in questo articolo. Non è neanche vietato salire in sella alla propria bicicletta. Questioni etiche e di buon senso riducono ovviamente l’uso della mountain bike e della bicicletta intesa come strumento sportivo: con che faccia si presenterebbe uno al pronto soccorso per un incidente su un sentiero, mentre gli ospedali sono in piena emergenza sanitaria?

Quello che lascia basiti sono certe occhiatacce che si ricevono se ci si muove in città con la bicicletta, per andare al lavoro o a fare la spesa. Come se si fosse degli incoscenti a lasciare la macchina in garage, sfruttare il poco traffico di questi giorni e, oltre a fare del movimento, non inquinare, non fare rumore, non essere un pericolo per i pochi pedoni e bambini in giro per strada.

Personalmente continuo e continuerò ad usare la bici per andare al lavoro. Lo facevo prima dell’emergenza coronavirus, lo faccio adesso e continuerò a farlo, non solo per i motivi che ho appena citato, ma anche perché così non dovrò andare al benzinaio, diminuendo il rischio di farmi contagiare (o di contagiare gli altri). Mettersi su due ruote non costituisce un pericolo a priori, soprattutto di questi tempi senza traffico, così come farsi paralizzare dalla paura di “poter farsi male” non è la soluzione in tempi difficili come questi.

La consapevolezza di saper andare in bici, di saper camminare senza inciampare e rompersi una caviglia, di non cadere dalle scale di casa, di saper accendere il gas del fornello senza mandare a fuoco tutto, o di non dover necessariamente morire se si contrae il maledetto virus, è necessaria per andare avanti e non liquefarci in una crisi di nervi, mentre veniamo bombardati da notizie nefande e i nostri anziani muoiono come mosche. Non togliamocela l’un l’altro.

Foto di copertina di Lazzadielle

 

Commenti

  1. ottomilainsu:

    A casa mia faccio quello che mi pare.
    Finché rimango entro i confini delle pertinenze di casa, nessuno mi può dire che cosa fare o no.
    Per mia fortuna abito in montagna e ho spazio sufficiente nel giardino di casa per ricavare un circuito sul quale girare in bici, correre, eccetera eccetera. I "vicini" sono talmente lontani che la vicinanza interpersonale può avvenire solo se decidiamo di incontrarci.
    Capisco bene chi si trova recluso in casa e non può uscire, ma da questo al criminalizzare l'altro ce ne passa (anche se è in linea con la nostra cultura morale da cattolici repressi).
    Linciatemi pure.
    Ma quale criminalizzare. Volete girare in bici? Fatelo. Ma non cercare anche di passare per vittime. Assumetevi le vostre responsabilità personali e collettive. Tra l'altro tu mi pare che abiti in Veneto per cui devresti rispettare anche l'ordinanza regionale.
  2. Allison Burger:

    ... nel pieno rispetto della tradizione italiota ... ci sono le leggi ... e c'è sempre quello che applica esoneri a sua discrezione ....

    è un po' come quando a scuola c'era una qualsiasi tranquilla giornata di lezione ma grazie al casinaro della classe si passava alle "punizioni collettive" tipo compito in classe o interrogazioni a tappeto .... ovvero ... per colpa di quello che proprio non ce la fa a non piantare casino .... ne fanno le spese tutti ....
    Le tue bischerate non risolvono ne complicano il problema, sta a dire che in solitudine nessuno fa danno sono le comitive, come volevasi dimostrare che portano problematiche , vedi fughe da Milano , sciate alla chiusura della scuola etc, che hanno rovinato intere comunità tipo la Val di Scalve. Ogni soggetto vive in posizioni diverse non assimilabili ad altri dunque ciò che è buono è non andare alla Coop, non andare da soli in bicicletta e ricordati prima di parlare controlla bene le normative che ogni comune emana, ad oggi devi rimanere nel tuo comune sia a piedi sia in bicicletta, dunque noi siamo perfettamente nelle regole
    PS: I moralisti sono coloro che non dicono mai la verità
  3. Comunque bisogna ammettere che la restrizione di "restare nel comune" è parecchio iniqua per chi abita in comuni piccoli, mentre è liberatoria per chi abita in comuni più estesi. Col vecchio decreto 11 marzo 2020 almeno si parlava di "territorio"... col decreto 22 marzo invece si è specificato che il limite è proprio il "comune". Ci stanno rinchiudendo poco alla volta e, parallelamente, non lo stanno facendo in modo equo.
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