Riportiamo il post di uno dei tre mountain bikers multati in agosto in Trentino. Come al solito gli articoli dei quotidiani sono mal ricercati.
Sono una dei tre bikers multati sabato 17 agosto al rifugio Tuckett, gli articoli che sono usciti riportano moltissime inesattezze che purtroppo non mettono in buona luce la nostra categoria. Non siamo sprovveduti e conosciamo bene il percorso (Campiglio Stoppani Tuckett con discesa su Casinei e Vallesinella), già fatto anche negli anni passati, ben sapendo che NON SONO PRESENTI DIVIETI! Questo è già stato verificato e documentato, le evidenze verranno allegate al ricorso, che ormai presenteremo più per principio.
Le foto correlate agli articoli non rappresentano uno di noi tre, probabilmente sono state scattate successivamente tra l’altro nei pressi dello Stoppani e non del Tuckett.
Chiunque conosca il 316 sa benissimo che solo Danny McAskill lo potrebbe fare in sella (e neanche tutto) essendo un sentiero roccioso dove le bici vanno spallate oppure continuamente sollevate di peso per scavalcare dei grossi massi; è duro con le muscolari che abbiamo noi, figuriamoci con le e-bike come riportato in foto e in alcuni articoli.
L’ultimo tratto che porta al rifugio Tuckett è in salita e in questo tratto stavamo appunto tutti e tre spingendo la bici a piedi.
I due carabinieri della Guardia forestale ci hanno fermato al Tuckett dicendo che non si può andare in bici lì, alla nostra obiezione sul fatto che il sentiero non è vietato ci hanno risposto che non avevano mai visto nessuna bici prima (!!!). Ci hanno preso le generalità e la multa non l’hanno fatta subito, ma ci è arrivata i giorni successivi!
E in concomitanza alla notifica sono iniziati a fioccare gli articoli sui diversi quotidiani locali, sicuramente in accordo al corpo forestale per dissuadere i ciclisti.
Bisogna inoltre evidenziare che nei quotidiani è riportato che il divieto è dovuto alla pericolosità del sentiero che presenta fondo sdrucciolevole e non per la presenza massiva di gente a piedi, quest’ultimo rischio era stato da noi previsto e calcolato: chiunque ci conosca sa che siamo rispettosi e aspettiamo che le persone passino a meno che non siano loro stesse a offrirci di passare.
Noi comprendiamo che in periodi di alta stagione il problema della sicurezza sia fondamentale, oltre al numero di gente a piedi girano moltissimi inesperti che noleggiano le e-bike e se si avventurassero in sentieri come quello non ne verrebbero più fuori. Ma allora mettano chiaramente dei divieti o almeno una limitazione chiara in certi periodi. Il cartello di divieto che loro hanno citato è ben visibile su altri sentieri che proprio per questo abbiamo sempre evitato, ma non su quelli che abbiamo percorso noi.
Deve esserci un criterio oggettivo, una ratio, non possiamo affidarci al buon senso e alla sensibilità, soprattutto in quelle zone in cui l'afflusso mette a contatto persone con sensibilità molto diverse.
Hai fatto l'esempio del gridare e fare schiamazzi e del motivo per cui sia vietato nel Parco dello Stelvio.
Dovrebbe essere una regola generale. Chi urla lede il diritto degli altri di godersi il silenzio o di interloquire con chi ha di fronte, mentre chi è in silenzio NON lede alcun diritto del prossimo.
Una asimmetria così palese e di buon senso che, IN TEORIA, dovremmo godere in ogni luogo della tutela del silenzio senza che vi sia bisogno di regole.
Fatti un giro su una spiaggia qualsiasi e osserva quante persone condividano questa sensibilità al rispetto del silenzio e quante no.
Ora immagina di dare ad ognuno di loro una bici da enduro, catapultarli in cima ad una montagna, tipo come avessero un motore, e non porre alcuna regola scritta o sancita da cartellonistica, ma di lasciare che si comportino in discesa in base alla propria sensibilità.
I cartelli e le regole ben definite servono.
Le leggi non è che siano perfette, in particolare non sempre coprono in maniera dettagliata tutti i casi. Vengono pensate con in mente certe cose, e non con altre. Dopo ci sono le interpretazioni e/o nuove leggi più precise.
Basta pensare al caso dei portabici: quanto siamo stati a discuterne?
Chi l'ha fatta ha discusso molto meno: ha copiaincollato una legge sugli autobus, tra l'altro portandosi dietro le misure.
Anche lì c'è chiaramente un vuoto: si incrociano le leggi delle sporgenze con quelle del rimorchio, luci del veicolo che si devono spegnere sì/no. E' un rimorchio? No. E' una normale sporgenza da carico indivisibile? No. Ecco, ci vorrebbe una legge apposita (pensata bene, possibilmente).
Tornando alla bici spinta a mano, in questo caso
https://termolionline.it/news/veicoli-al-crocevia/1104383/bici-da-spingere-a-mano-pedone-o-ciclista
la cassazione ha detto che la bici spinta a mano (a causa delle luci non funzionanti) rimane un veicolo e quindi deve essere spinta sul lato destro della strada.