[Minitest] Anteprima ruote SRAM Rise

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Siamo alla Roc d’Azur 2011, nel paesino francese di Frejus in Costa Azzurra, in cui annualmente ad ottobre si tiene uno dei più grandi eventi mtb europei.  Viene disputato uno svariato numero di competizioni che vanno dal dirt-jump al crosscountry, e si svolge una fiera a cui prendono parte tutti i marchi più prestigiosi del panorama ciclistico internazionale. Sram ha invitato MTB-Forum.it per presentarci e farci provare le nuovissime ruote per crosscountry e trailriding Rise 40 e Rise 60, di cui Marco ci ha parlato in una news di pochi giorni fa.

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Presentazione


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La presentazione è stata tenuta direttamente dal design engineer Jesse Jakomait, che ha ideato e creato queste ruote nel reparto di sviluppo Sram di Colorado Springs.  Ci spiega che, essendo queste le prime ruote per mountainbike progettate da Sram, il lavoro di sviluppo è partito da zero e senza preconcetti. Prima la progettazione e poi i test sono stati lunghi ed accurati; pensate che il primo prototipo ha iniziato a girare su di un sentiero a dicembre dello scorso anno. Gli obiettivi prefissati erano di raggiungere il top per quanto riguardava le performance in termini di peso, inerzia, rapidità di ingaggio della ruota libera, rigidità laterale e frontale, basso attrito dei mozzi.

Ecco Jesse con le creature da lui progettate (e da lui spremute sui trails del Colorado, visto che  Jesse è anche un ottimo mtb-biker):

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Come avrete letto nella news di qualche giorno fa, le Rise 60 sono il top di gamma, mentre le Rise 40 sono state ideate tenendo a mente le stesse linee guida delle sorelle maggiori, ma con il vincolo di un costo nettamente inferiore rispetto a queste. Jesse ci confessa che mentre le Rise 60 sono dedicate ad un utilizzo prettamente crosscountry, le Rise 40 hanno uno spettro di utilizzo più ampio che sconfina sino al trailriding o all’allmountain non troppo aggressivo.

Nella tabella sotto trovate tutte le caratteristiche salienti a confronto tra i due modelli. Un’unica precisazione: nessuna delle due tipologie di cerchi è tubeless, ma entrambi possono essere convertiti con gli appositi kit; nel test, di cui parlerò sotto, ho utilizzato una coppia di Rise 60 trasformate con kit Stan’s.

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Ecco i cerchi delle Rise 40 (sinistra) e delle Rise 60 (destra); il profilo dei cerchi è asimmetrico per massimizzare la rigidità laterale delle ruote. La larghezza interna è di 19 mm ed è idonea per ospitare coperture sino a 2.4″ di sezione.

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I perni maxle e quick-release posteriore e anteriore:

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Qui sotto trovate alcuni dei vari tipi di riduttori disponibili per i mozzi; da sinistra a destra: QR anteriore con superficie di contatto maggiorata idoneo per alcune forcelle Rock Shox e Fox; QR posteriore tradizionale, riduttore per perno da 12 mm posteriore, riduttore anteriore per perno da 15 mm. Scusate le briciole sul tavolo, ma stavamo partendo per il test-ride e Sram si è premurata di farci trovare bevande e viveri pre-riding!

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La ruota libera è stata progettata per avere un’alta rapidità di ingaggio con i suoi 54 denti che assicurano un angolo massimo di ingaggio di circa 6.7°. I cricchetti sono a tre denti e ognuno ha la sua molla per garantire una sorta di ridondanza in caso problemi.

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I cricchetti a tre denti producono un rumore particolarmente acuto, che potete udire nel video qui sotto:

[VIDEO=1287]sramrise60 ruotaliberawmv[/VIDEO]

Dai dettagli del mozzo e dalle foto successive potete notare che i raggi sono a testa diritta;  in caso di rottura di uno di questi, è possibile sostituirlo con un raggio standard (a testa diritta) di  facile reperibilità.

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Ecco altre foto:

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Come potete vedere, la struttura interna dei mozzi rende molto agevole la manutenzione.

Test

Veniamo ora al test vero e proprio: purtroppo la sua concomitanza con la marathon della Roc d’Azur ci ha impedito di seguire il percorso di test scelto da Sram, che si trovava proprio a cavallo del tracciato di gara. Per questo motivo e per la sua brevità non possiamo definire come test l’uscita che abbiamo effettuato, ma è stata comunque utile per ricavare sensazioni sulle nuove ruote di Sram.

La bici che ho utilizzato è stata una Rocky Mountain Element 70 MSL montata con il top dei componenti Sram ed una coppia di Rise 60  26 ” “tublesizzate” con kit Stan’s.

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Sin dalle prime pedalate  si sono notati i 6.7° di angolo di ingaggio della ruota libera: imprimendo forza sui pedali partendo dalla situazione di pedivelle ferme, risulta molto rapido il trasferimento della rotazione alla ruota posteriore. Peccato non aver potuto beneficiare di questa caratteristica durante una di quelle discese in cui capita spesso di alternare tratti non pedalati a brevi rilanci con rapporti piuttosto duri, oppure in una di quelle salite tecniche in cui ogni tanto serve dare una mezza pedalata all’indietro, per non toccare i sassi con i pedali, immediatamente seguita da una fase di spinta a massima potenza.

Per quanto riguarda la rigidità, le rise 60 mi sono sembrate molto rigide; considerando il loro peso contenuto, precisione di guida e sicurezza nelle pieghe in curva non mi sono mai mancate. Anche la scorrevolezza dei mozzi è davvero ottima.

L’inerzia invece, pur essendo bassa, non mi ha stupito particolarmente visto e considerato il peso complessivo molto basso delle Rise 60; credo il fatto sia da imputare alle coperture adottate: Maxxis Ardent UST 2.25″. Queste sono gomme molto polivalenti, perfette per un utilizzo a 360° di una trailbike come la Element (anche io le utilizzo spesso sulla mia trailbike), ma non sono al livello di coperture crosscountry per quanto riguarda peso e scorrevolezza, quindi possono aver inficiato un pochino la breve prova.

Speriamo di poter condurre un test di durata nel prossimo futuro, in modo da validare o meno queste sensazioni ricavate dal breve test effetuato a Frejus e fornire una recensione completa sulle caratteristiche delle ruote Rise. Inoltre non dimentichiamo che, soltanto con un test di durata, è possibile verificare il mantenimento delle prestazioni nel tempo e l’affidabilità in generale, fattori molto importanti quando si parla di ruote,  visto che esse sono la prima interfaccia tra il terreno e la nostra mtb.

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