[Test] Ammortizzatore Fox DPX2

Fox presenta il nuovo ammortizzatore DPX2. Come dice il nome, si tratta di un “incrocio” fra il DPS e l’X2,  ed è stato pensato per un utilizzo trail/enduro. Come da tradizione, circa un mese fa Fox ce na ha mandato uno da provare, che è stato montato sulla Pivot Firebird usata per i test di durata, al posto del Fox X2.


Caratteristiche


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Il DPX2 è un ammortizzatore ad aria con quello che Fox chiama “sistema di ricircolo dell’olio”, che poi altro non è che la tecnologia Twin Tube, pensata per separare i flussi dell’olio, permettendo così di diminuirne le pressioni di esercizio, cosa che a sua volta influisce sulla sensibilità ai piccoli urti. È lo stesso sistema che troviamo nell’X2, in un pacchetto però meno ingombrante e più leggero. I pesi rilevati dei due ammortizzatori sono (lunghezza 216mm, corsa 64mm) di 524 grammi per l’X2 e di 421 gr. per il DPX2. Sulla Firebird la tematica dell’ingombro è solo secondaria, visto che non c’è il portaborraccia sul tubo obliquo, ma su altre bici il risparmio di spazio anche rispetto al vecchio DPS può agevolare l’inserimento della borraccia, o permetterlo quando prima non era possibile.

Tornando alla parte tecnica, con il DPS divide l’idea del sistema a due pistoni, per farsì che le regolazioni della compressione e del ritorno siano completamente indipendenti.

Parlando di regolazioni, tre sono i livelli di compressione regolabili esternamente tramite la levetta blu: Open, Medium e Firm, a cui si aggiungono 10 clicks per il fine tuning della compressione in modalità aperta. Per questo settaggio è necessario usare una brugola da 2.5, da infilare nella vite che vedete al centro del pomello blu.

La regolazione del ritorno si trova ora in una posizione facilmente raggiungibile, al contrario del vecchio modello, che richiedeva una brugola per poter essere raggiunta. La zigrinatura offre un ottimo grip anche con i guanti.

Come avrete notato, la forma del DPX2 è diversa rispetto a quella del DPS, infatti la camera negativa è stata leggermente cambiata per rendere l’ammortizzatore più lineare nel primo 25% di travel e più sostenuto a metà corsa, seguendo il trend che avevamo già visto con la nuova Fox 36. Non solo, il design della camera negativa cambia a seconda dell’escursione e della lunghezza dell’ammortizzatore, disponibile sia nelle misure imperiali che quelle metriche.

Per i più curiosi sul funzionamento del DPX2 publichiamo di seguito i disegni dei suoi interni.

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Sul campo

Setting: 25% di sag.
7 clicks del ritorno dal tutto aperto.
215 PSI per rider di 71 kg + circa 5 kg fra vestiti, zaino e protezioni.

Quando mi è arrivato il DPX2 pensavo che Fox si fosse sbagliata, mi aspettavo infatti di montarlo su una bici da trail e non su una endurona come la Pivot Firebird, con 170mm di escursione. In particolare non ritenevo possibile sostituire l’X2, cioé un ammortizzatore che si usa anche in DH, con uno così “mingherlino”, ed ottenere delle prestazioni simili. Mi sbagliavo.

Innanzitutto pedalare la Firebird in salita è diventato meno faticoso, grazie alla chiusura dell’idraulica molto più decisa rispetto all’X2. Non è il solito blocco, infatti una sua caratteristica molto interessante è quello di reagire agli impatti aprendosi quasi del tutto, facilitando così il suo utilizzo anche quando ci si arrampica su sentiero, e non solo su strade lisce o asfaltate. Il risultato è una discreta trazione anche in posizione Firm. Scrivo “discreta” perché in questa posizione il DPX2 reagisce bene agli impatti più sostenuti, ma non ha la sensibilità ai piccoli urti come in Open o Medium. Se ci si trova sul classico sentiero “su e giù”, piuttosto scassato, spostare la levetta su Medium aiuta molto a tenere la ruota posteriore attaccata al terreno.

Dove ero scettico era nelle discese veloci e piene di asperità, come quella del Tamaro (a tratti), per intenderci. Visto che la neve è stata poca, lo scorso inverno, e che quindi si è sciolta in fretta, ho potuto tartassare per bene il DPX2 su un terreno dove le sospensioni tendono a diventare molto calde ed eventualmente più dure con lo scaldarsi dell’olio, aiutandomi con la funivia per fare più discese possibili. Il risultato è stato piuttosto sorprendente, perché il DPX2 non ha dato i minimi segni di debolezza ed ha brillato per fluidità, sensibilità ai piccoli urti e “pienezza”, tutte cose che danno stabilità, in particolare sul veloce e sugli urti in sequenza, quelli dove se  la bici cominicia a diventare nervosa, in un attimo si sbaglia la traiettoria.

In pratica non ho sentito la mancanza dell’X2, anzi, ho cominciato ad apprezzare sempre di più la forma snella del DPX2, il suo peso inferiore, e la sua efficacia nelle 3 posizioni della compressione. A proposito di compressione, ho anche smanettato con il fine tuning dell’Open, trovando alla fine quello ideale in due click dal tutto aperto. Il carro della Firebird tende ad insaccarsi poco di suo, e non ha gran bisogno di un aiuto esterno per performare bene, ammesso che l’ammortizzatore vada bene, come in questo caso.

Come tutte le sospensioni Fox, anche il DPX2 diventa molto progressivo verso la fine della corsa, caratteristica che si sposa bene con la cinematica della Firebird, piuttosto lineare di suo. Anzi, a dire il vero ho avuto meno problemi a trovare la pressione giusta per evitare i fondocorsa che con l’X2, dove spesso e volentieri trovavo l’O-ring al pelo con il finecorsa.

Conclusioni

Il Fox DPX2 è stato una piacevole sorpresa: in soli 421 grammi troviamo un ammortizzatore molto performante sia in salita che in discesa, grazie a delle regolazioni della compressione efficaci e veloci tramite le tre posizioni, e ad un’idraulica che lo rende sensibile ai piccoli urti, bello “pieno” a metà corsa e soprattutto molto resistente al surriscaldamento malgrado le sue piccole dimensioni.

Prezzi

DPX2 Factory: 739 EUR. Il Factory è l’unica versione disponibile come after market (= nei negozi), gli altri modelli li troverete solo su bici complete.

Ridefox.com

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