[Test di durata] Mondraker Foxy 29

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È passato esattamente un anno da quando ho ricevuto da DSB Bonandrini la Mondraker Foxy che vedete in foto. Si tratta del telaio, non della bici completa perché l’idea è di provarvi i vari componenti test che arrivano in una stagione. E così avete potuto vedere la Foxy con forcella Fox 36, Lyrik RC2 Ultimate, DT Swisss F535 e Manitou Mezzer. Lo stesso vale per ammortizzatori, ruote, gomme e reggisella.



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Scrivevo nel test del 15 maggio 2018, a cui vi rimando per tutti i dettagli, allestimenti e prezzi compresi:

La Mondraker Foxy Carbon 29 è una bici molto polivalente con cui potersi arrampicare ovunque e poter scendere divertendosi su sentieri di ogni tipo. Consigliata in particolare a chi vuole un’unica mountain bike per farci un po’ di tutto. Il design è molto ben riuscito o, se volete, si può semplicemente definire spettacolare.

Confermo in toto queste sensazioni, e devo anche dire che ad un anno di distanza il design, a mio avviso, rimane uno dei più belli ed accattivanti sul mercato e soprattutto che non stanca.

Il telaio era lo stesso di quello del test di durata, con ammortizzatore a molla Fox DHX2. A tal riguardo dicevo:

Il carro posteriore è piuttosto lineare, cosa che aiuta nel tenere la Foxy stabile sul veloce scassato, visto che filtra via ogni asperità. D’altro canto sono arrivato tante volte vicino al finecorsa, senza però “sentirlo” veramente, anche grazie al generoso tampone che Fox ha messo nel DHX2. Mi piacerebbe molto provarla con l’X2 o il DPX2, per avere magari più progressività. 

Una delle prime cose che ho fatto è stata farmi mandare da Fox un ammortizzatore ad aria, il DPX2, per ovviare alla tendenza di arrivare troppo facilmente al fine corsa che avevo notato durante il primo test. La molla è molto più lineare dell’aria, ed infatti ecco che sono riuscito a gestire meglio i bottom out, anche se la linearità del carro rimane ed anche con il DPX2 o il Rock Shox Super Deluxe montato successivamente è stato piuttosto facile usare tutta l’escursione, senza per questo andare ad impattare “metallo su metallo”.

D’altro canto si sta ben alti nella corsa, cosa che facilita il superamento degli ostacoli in salita grazie ad una posizione di pedalata molto redditizia ad un angolo sella di 75.5°. Una caratteristica, questa, che rende la Foxy 29 molto polivalente. È una delle enduro che mi sento di consigliare per un uso allround, lunghi giri pedalati inclusi. Anche senza bloccare l’ammortizzatore si pedala bene e non c’è bobbing che dia fastidio.

Il peso è quello di una 29 pollici da enduro, ed oscillava intorno ai 13.5-14kg (con pedali) a seconda della componentistica e soprattutto dei copertoni. Ormai ho smesso di farci caso, anche perché preferisco avere qualche etto in più, ma una bici robusta e con gommatura adeguata, piuttosto che limare sui grammi e poi cominciare ad inserire salsicciotti vari per evitare di forare.

Le geometrie non sono estreme, malgrado un reach lungo come ormai di tradizione Mondraker, ovvero il marchio che ha introdotto la forward geometry anni fa.

La taglia in test è una M per me che sono alto 179cm ed ho un cavallo (sella – movimento centrale) di 75cm.

“Enduro” e 66° gradi di angolo sterzo faranno storcere il naso a molti. Va detto che nel kit telaio si trova una coppa eccentrica che apre l’angolo di 1 grado, portandolo a 65°, ma di cui non ho mai sentito veramente il bisogno. Non solo, anche un’altra bici che uso molto spesso, la Canyon Strive 29, ha un angolo sterzo di 66° e mi ci trovo veramente bene. D’altronde se si vuole salire sul tecnico e tenere la bici agile nello stretto non si può pretendere di avere uno sterzo a 63°, anche considerando che stiamo parlando di 29 pollici.

In un anno di utilizzo si impara a conoscere il mezzo alla perfezione, pregi come difetti. Ci sono alcuni dettagli che possono essere migliorati, in primis il batticatena: troppo minimalista e duro quello montato di serie, con la conseguenza di un’elevata rumorosità in discesa quando la catena va a picchiare sul fodero basso. Ho ovviato al problema con un paracolpi imbottito che avevo a casa.

Il passaggio cavi sotto il movimento centrale non è mai la soluzione ottimale, ma in tutto questo tempo non ho mai avuto problemi di cavi tranciati dai sassi alzati dalla ruota anteriore. Può succedere, questo è certo. La protezione nera ha cominciato a staccarsi verso gli ultimi mesi di test, ci ho messo un pezzo di Gorilla Tape per evitare di perderla del tutto. Esteticamente non perfetto, ma neanche così appariscente.

Durante il test ho perso il fermacavi posto sulla parte destra del rubo obliquo. Probabilmente la vite si è allentata o non l’avevo stretta abbastanza. In ogni caso la soluzione di Mondraker è pratica e tiene i cavi ben saldi, malgrado il passaggio interno non sia guidato. Molto meglio dei gommini presenti su telai di altri marchi, che diventano quasi impossibili da mettere in sede una volta che si fa passare il cavo o il tubo freno.

Ho dovuto cambiare i cuscinetti del linkage fra carro e triangolo anteriore dopo circa 6 mesi di uso, perché avevano gioco. Dopo altri sei mesi, cioé adesso, il gioco è tornato. Il problema sta nella loro dimensione, infatto sulla nuova Superfoxy 29 sono più grandi. Inoltre quella è una zona dove lo sporco si accumula ed è difficile da togliere, a meno che non si smonti il carro una volta ogni tanto per una pulizia completa. Malgrado il carterino che dovrebbe proteggere ammortizzatore e cuscinetti da fango e detriti, lo sporco arriva dall’alto e si accumula durante l’uscita. Di conseguenza conviene anche dare un’occhiata al parapolvere dell’ammortizzatore, smontando il barilotto per pulire ed ingrassare il tutto. È un’operazione semplice che male non fa.

Di prima qualità è la verniciatura: molto resistente a graffi e colpi. L’unico punto in cui si è un po’ rovinata è nella conca del carro posteriore dove vanno a colpire i sassi alzati dal posteriore.

Conclusioni

Dopo un anno di prova mi sento di rispondere alla domanda “la compreresti?” con un sì. La Mondraker Foxy 29 mi è piaciuta molto sia in salita che in discesa, rivelandosi un’ottima allrounder con cui ci ho fatto di tutto, dai giri epici pedalati con più di 2000 metri di dislivello in salita alle giornate in bike park. Una delle migliori sospensioni presenti sul mercato, unita ad un design moderno ed accattivante.

Mondraker
DSB Bonandrini

 

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