[Test] Specialized Enduro Expert Carbon 650b

Specialized Enduro con ruote da 27.5″: una bici molto discussa al momento della sua presentazione, avvenuta pochi mesi fa. Con la Enduro 650b Specialized si separa definitivamente dal formato 26″ nel settore enduro, rimanendo però fedele alle 29″, dato che questa bici continua ad essere disponibile anche in quel formato. La stessa Specialized fa capire di preferire la 29″ alla 27.5″, ma di voler anche offrire quest’ultima nella propria gamma per i biker che non riescono a vedersi in sella ad una 29″. Leggendo i vari comunicati si potrebbe credere che la casa californiana non creda fino in fondo all’Enduro 650b, cosa che rende questo test particolarmente interessante: si tratta di una bici prodotta per ragioni di mercato o di un progetto dietro cui si nasconde la solita maniacale cura progettuale degli ingegneri Specialized?

Non volendo anticiparvi i risultati del test, possiamo dire che chi scrive ha provato, seppur brevemente, l’Enduro 29 quando fu presentata a Finale Ligure due anni fa, rimanendovi positivamente impressionato. Questo per dirvi che sappiamo che non è facile raggiungere i livelli di una bici che ha ricevuto ovunque recensioni molto positive, quindi eravamo molto curiosi di provare il modello da 27.5″.



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Analisi statica

Il cuore di questa bici è il telaio con triangolo anteriore in carbonio Fact IS-X 11m e carro in alluminio M5. Si tratta dello stesso telaio della serie S-Works, con geometrie tipiche delle enduro racing, in cui spicca un angolo sterzo da 65.5°. Il triangolo anteriore è anche lo stesso della vecchia Enduro da 26″. La linea inconfondibile di questo telaio è una bellezza a vedersi, bisogna ammetterlo. A causa del dimensionamento dell’attacco del carro, non è possibile montare il deragliatore, perciò tutte le Enduro 650b sono esclusivamente monocorona, 1×11 o 1×10.

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I 165mm di escursione posteriore vengono gestiti dal nuovo Cane Creek inline, di cui potete leggere i dettagli qui. CK rimane fedele alla propria filosofia delle 4 regolazioni esterne (compressione e ritorno alle alte/basse velocità), conosciuta finora fra il pubblico enduro per il Double Barrel Air, diminuendo però notevolmente ingombro e peso grazie all’assenza del piggy back.

Può far discutere il passaggio cavi sotto il movimento centrale che, di fatto, non ci ha mai comportato nessun problema (è presente anche su altre bici che abbiamo provato a lungo, compresa una da DH). Ha il vantaggio di tenere pulite le linee del telaio e di sgomberare il campo da ogni possibile sfregamento su parti in movimento.

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Venendo alla componentistica, tutta di serie come elencata sul sito, una Rock Shox Pike RC Solo Air si prende cura dei 160mm di escursione anteriore, e sempre di casa SRAM sono trasmissione (X01 tranne i manettini X1) con corona da 34 denti e i freni Guide RS, con dischi da 200mm all’anteriore e 180mm al posteriore. Manubrio Specialized All-Mountain, largo 750mm, con 8 gradi di backsweep e un rise di 6°.

Molto interessanti sono le ruote Roval Traverse Fattie 650b, con un generoso canale interno da 29mm e fianchi senza gancio a J rovesciata, nonché già nastrate per poter essere latticizzate. Operazione questa più facile che mai: la gomma sale molto facilmente, anche senza compressore. A proposito di gomme, si tratta delle Specialized Slaughter 2.3″ al posteriore e Butcher 2.3″ all’anteriore. Come vedete dalla foto qui sotto, le Slaughter hanno un profilo meno marcato per garantire la scorrevolezza al posteriore.

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Sempre di casa Specialized è il reggisella telescopico IR con 125mm di escursione e 3 posizioni predefinite. Si tratta di un reggisella meccanico con funzionamento ad aria e un comando remoto molto interessante, perché integrato nel Match Maker di SRAM, con la stessa forma di un manettino del cambio, e le sue stesse possibilità di posizionamento.

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Geometria

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Abbiamo già accennato all’angolo sterzo molto aperto, ma in linea con quello delle enduro moderne. Può colpire l’altezza del movimento centrale, di 352mm, quindi piuttosto generosa. Come vedremo nel prossimo paragrafo, c’è un motivo ben preciso per questa distanza da terra (al di là del triangolo anteriore proveniente dalla 26″), e ricordiamo come nel test della SJ Evo 29 avessimo picchiato più volte i pedali per terra a causa di un movimento centrale troppo basso.

Molto corti i foderi posteriori, di 422mm, soprattutto se rapportati a bici della concorrenza che abbiamo testato quest’anno quali la Santacruz Nomad (433mm) o la GT Sanction (439mm). Vale anche la pena ricordare i 430mm della Enduro 29.

La taglia in prova è una M ed è perfetta per il tester, alto 179cm. Sotto l’attacco manubrio abbiamo lasciato 2 spacer, e non abbiamo mai avuto problemi di alleggerimento dell’anteriore, neanche su salite ripide.

Salita

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Lo ammettiamo: dopo aver provato diverse bici da enduro “moderno”, non ci siamo messi in sella alla Specialized Enduro 650b con grandi pretese. Anzi, il primo giro è stato scelto per avere un’opzione più corta, nel caso fossimo arrivati al primo bivio già stanchi. E ci siamo sbagliati alla grande. Al posto del primo bivio e soli 900 metri di dislivello ci siamo trovati a fine giro con 1.660 metri nelle gambe e altrettanti in discesa. La posizione in sella è quello che fa la differenza: centrale, piuttosto neutrale, cioè non troppo discesistica come è facile trovare in questa categoria di prodotti. Anche la misura dell’attacco manubrio, 60mm, è stata scelta per essere nel “giusto mezzo” e rendere gestibile la bici anche nelle salite tecniche.

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Avete letto bene. Alla nostra prova del nove, cioè la ripida e scassata salita dall’Alpe Foppa alla capanna Tamaro, l’unico motivo per cui il sottoscritto non ha migliorato il suo KOM (conquistato due mesi fa con la GT Sanction) è stata una pausa dovuta ad una telefonata. Si consideri anche che era la prima volta che su quella salita tiravo un 34 davanti, motivo per cui o si pedala veloci o si spinge. Eppure, neanche il rapporto più duro del solito mi ha fatto arrivare in cima particolarmente stanco.

Non c’è un motorino elettrico nascosto nel tubo piantone, questo è poco ma sicuro, piuttosto telaio e componenstica armonizzano alla grande: il CK Inline è settabile in posizione “climb” grazie alla levetta color oro, facilmente azionabile anche in fase di pedalata, chiudendo contemporaneamente la compressione ed il ritorno alle basse velocità. Il risultato è una trazione notevole e, allo stesso tempo, l’annullamento di ogni bobbing a cui il giunto Horst notoriamente è propenso. Come detto sopra, l’altezza del movimento centrale fa sì che non si vada a toccare i pedali contro rocce o radici sporgenti.

La gomma posteriore si è rivelata una scelta azzeccata: voluminosa, scorrevole e soprattutto ben sostenuta dai larghi cerchi che permettono di girare a pressioni leggermente più basse del solito aumentando, anche qui, la trazione.

Certo, se la salita diventa tortuosa e tecnica, i 65.5° dell’angolo sterzo si sentono, e diventa difficile mantenere la traiettoria a bassa velocità, ma non in maniera così evidente come la concorrenza. Insomma, non è una trail bike con cui sfidare la forza di gravità nelle rampe più ripide e tecniche, e la rapportatura richiede comunque una buona gamba, ma l’Enduro 650b sale molto bene considerata la tipologia di bici.

Discesa

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Quando la gravità diventa nostra amica, l’Enduro 650b mostra il meglio di sé. Anche qui, è l’insieme della bici ad averci convinto in pieno: innanzitutto le geometrie sono azzeccate, in particolare l’ormai famosa altezza del movimento centrale. Considerando il sag, che Cane Creek consiglia di tenere attorno al 30% del travel (che si traducono in 1.7 cm sull’Inline), non si rischia di finire a gambe all’aria ad ogni pedalata. Visto che l’Enduro 650b è una bici pensata anche per le gare enduro, dove i rilanci sono importanti in vista del cronometro, questo è un dettaglio importante.

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Il reparto sospensioni armonizza molto bene: sensibile, reattivo e sostenuto. Sia la Pike che il carro FSR con CK Inline si mangiano via tutto, permettendo allo stesso tempo di pompare la bici per bene sopra gli ostacoli. Per il settaggio dell’Inline ci siamo affidati alle tabelle disponibili sul sito Cane Creek, giocando un po’ sui due ritorni (alte e basse velocità) per ricercare la reattività migliore. La Pike è una vecchia conoscenza che non delude neanche in questa occasione.

La sorpresa più grande è arrivata dalle ruote, in particolare dal loro canale interno e quindi dalla grande precisione di guida in curva, grazie alla minore deformazione delle gomme. Chi scrive è da sempre un fan dei cerchi larghi. In questo caso le pareti senza gancio hanno dato un po’ di sicurezza in più quando si gira a pressioni più basse del solito, consapevoli della maggior resistenza del cerchio agli eventuali impatti con il terreno.

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Sul veloce l’angolo di sterzo aperto conferisce una grande sicurezza, anche se non siamo ai livelli di una GT Sanction, la quale però è molto più indirizzata alla discesa dell’Enduro 650b, pagando pegno in salita. Anche i foderi corti parlano più per la ricerca dell’agilità che di quella della stabilità alle alte velocità e, visto che si tratta di enduro e non di DH, non è una scelta che si può criticare. Soprattutto quando ci si trova ad avere a che fare con passaggi stretti quali tornantini o cambi di direzione in sequenza: qui la Specialized Enduro 650b brilla.

Dicevamo che è l’insieme della bici ad averci convinto: non c’è un componente che sia fuori posto. I freni Guide RS confermano le loro ottime prestazioni che abbiamo riscontrato durante il test specifico, e anche la scelta del diametro dei dischi appare azzeccata su una bici da enduro.
Il reggisella IR prodotto dalla stessa Specialized lavora bene, pur non essendo “sostenuto” in fase di discesa della sella come un reggi idraulico, avendo come conseguenza un affondamento molto veloce della sella che in certe situazioni tende a sorprendere il rider. Al di là di questo, la velocità di estensione dell’IR è regolabile a seconda di quanta aria si immetta nella sua camera attraverso la classica valvola che si trova anche sugli ammortizzatori, facilmente raggiungibile in quanto situata sulla testa del reggi stesso. Come abbiamo già detto, molto funzionale il comando remoto.

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Da notare il guidacatena montato sulla corona dello SRAM X01. Un pensierino per i racer che acquistano questa bici.

Difetti riscontrati durante il test

La vite posteriore di aggancio dell’ammortizzatore si è allentata dopo 3 uscite, una volta riavvitata con forza il problema non si è più posto.

Conclusioni

Difficile trovare una bici da enduro meglio bilanciata fra salita e discesa di questa Specialized Enduro Expert Carbon 650b. L’insieme del telaio e della componentistica è ben studiato, ed ha come risultato una bici polivalente che non deluderà chi si guadagna le proprie discese pedalando in salita anche su sentieri tecnici, ammesso che si riesca a tirare il 34 montato di serie. Spiccano le sospensioni, che armonizzano alla grande, e le ruote, il cui cerchio largo permette di osare un po’ di più in termini di pressione e quindi trazione e grip. In discesa è raro trovare una situazione che metta in difficoltà questa bici. Probabilmente sarà il rider ad alzare bandiera bianca per primo.

Peso rilevato con camere d’aria e senza pedali: 12.70. Una volta latticizzate le gomme: 12.54 kg

Prezzo: 5.390 Euro

Specialized.com

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