[First Ride] Nuovo ammortizzatore RE:aktiv Thru Shaft di Trek

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A breve Trek presenterà la sua gamma MTB 2018 che, per quanto riguarda gli allestimenti top, sarà caratterizzata dall’utilizzo di un ammortizzatore di nuova concezione, il RE:aktiv Thru Shaft. La tecnologia Thru Shaft, che analizzeremo in seguito, è stata sviluppata da Trek in collaborazione con entrambi i maggiori produttori di ammortizzatori per MTB, Fox e RockShox, avvalendosi del know how di Penske, un’azienda leader in questo tipo di tecnologia applicata nell’ambito degli sport a motore come F1, Indy, Lemans e Moto GP. I primi tentativi di utilizzare il sistema Thru Shaft in ambito MTB sono stati approcciati da Manitou e da RockShox tra la fine degli anni ’90 e l’inizio dei 2000, ma solo di recente Trek ha pensato di recuperare questa tecnologia per sfruttarla al meglio con i materiali e la conoscenza attuali.


Con l’adozione del sistema Thru Shaft, Trek ha voluto creare un ammortizzatore più reattivo di uno con tecnologia tradizionale, più sensibile ai piccoli urti e con un minor carico di stacco, minor attrito e maggiore velocità nel passaggio tra affondamento ed estensione. In termini di riding, questo si tradurrebbe in una maggiore connessione con il terreno, che porta più grip e migliore trazione. Scopriamo la tecnologia che determinerebbe queste performance.

Grazie alla tecnologia Thru Shaft, l’ammortizzatore abbandona il tradizionale sistema con IFP (Internal Floating Piston), la conseguente camera pressurizzata di compensazione nonché le relative tenute necessarie. In questo modo il Thru Shaft prevede uno spostamento dell’olio al suo interno nettamente ridotto che ne limita il surriscaldamento ed evita fenomeni di isteresi. Inoltre elimina attrito e rende più scorrevole il funzionamento grazie a tenute che lavorano a pressioni minori.

Non essendoci più la camera secondaria pressurizzata che serviva anche a compensare l’aumento di volume dell’olio, gli ammortizzatori Thru Shaft sono dotati di un piccolo polmoncino di recupero che consente di recuperare eventuali aumenti di volume causati da utilizzo intenso o da drastici cambi di temperatura, come per esempio sotto al sole estivo. Nel caso dei Thru Shaft realizzati da Fox, che equipaggiano le bici con ammortizzatore di interasse minore, il polmoncino è ricavato all’interno del corpo stesso dell’ammortizzatore dato che il volume di olio è minore. Nel caso dei Thru Shaft di RockShox invece, che fornisce gli ammortizzatori di escursione maggiore, il polmoncino è esterno e ha la forma di un piccolo piggy back e viene pressurizzato a bassa pressione semplicemente con aria e non con gas. La tecnologia Thru Shaft permette di utilizzare molle negative più leggere di quelle adottate sugli ammortizzatori tradizionali. Le regolazioni idrauliche esterne sono le medesime dei corrispettivi ammortizzatori tradizionali, Deluxe e Float. Anche la possibilità di variare il volume della camera dell’aria e quindi la progressività tramite spacer o token resta invariata.

Abbiamo avuto la possibilità di provare in anteprima il nuovo ammortizzatore RE:aktiv Thru Shaft su di una Remedy della gamma 2018, in una lunga discesa nel bike park di Verbier, in Svizzera. Difficile esprimersi sulle doti di un ammortizzatore in una prova così breve e su di una bici utilizzata per la prima volta, perché vengono a mancare riferimenti e paragoni. Tuttavia alcune cose che ho notato sono la fluidità del funzionamento e l’ottima sensibilità inziale. Anche provando appositamente a toccare l’ammortizzatore a fine discesa, il Thru Shaft sembra scaldare meno di un ammortizzatore tradizionale e grazie a questo si apprezza la costanza delle performance anche dopo diversi minuti di utilizzo intenso.

Per quanto gli ammortizzatori RE:aktiv con tecnologia Thru Shaft siano compatibili con la maggior parte dei modelli Trek in commercio, compresi molti di quelli delle passate stagioni, per il momento Trek non prevede la vendita in aftermarket. I nuovi ammortizzatori Thru Shaft sono destinati esclusivamente ai modelli top di gamma, per via dell’elevato costo di sviluppo e produzione, e sono rivolti alle discipline dal Trail all’Enduro, ma è previsto che in futuro copriranno un maggiore range di modelli e allestimenti. I primi a montarlo saranno questi:

Remedy 9.8
Remedy 9.8 Women’s
Fuel EX 9.9
Slash 9.7
Slash 9.8
Telaio Fuel EX Carbon
Telaio Remedy Carbon
Telaio Slash Carbon

Trek Bikes

Commenti

  1. cheyax:
    Domanda importante: Ma l'idraulica ha sempre il pacco lamellare, la valvola del ritorno (scusate non mi viene il nome) quindi le regolazioni saranno in parte tarate di fabbrica e in parte influenzate a vicenda oppure con questo sistema l'idraulica sarà in più sensibile alle regolazioni? Scusate la mia conoscenza superficiale in fatto di ammortizzatori
    Per me non cambia nulla.
    Riguardo al minore surriscaldamento promesso per me sono balle, l'olio scalda comunque durante il suo lavoro, se non lo fa vuol dire che non c'è freno idraulico.
    Magari essendocene di più, come con gli ammo col piggy, scalda di meno, ma non venite a dire che è questo sistema in sé ad averne il merito.

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    Infatti, ho anch'io questo dubbio. In fin dei conti l'ammortizzatore deve deve smorzare energia che se non se ne va in calore dove finisce?
  2. cheyax:
    in parte è plausibile il minor attrito e riscaldamento perché le tenute hanno molta meno pressione, però ad esempio l'ext lavora comunque con pressioni basse in tutto il sistema senza i problemi legati all'asse passante, secondo me con un ammortizzatore pensato bene non c'è tanta differenza, senza tutti questi problemi (la tenuta in più lo spazio nel telaio in primis)
    Minore attrito è da vedere, alla fine il pistone IFP anche se soggetto alla grande pressione della relativa camera percorre poca corsa(giusto quella per compensare il volume dello stelo principale che entra nella camera idraulica), magari invece il suo OR sviluppa meno attrito di un ulteriore quad ring e parapolvere che scorrono sullo stelo con un rapporto 1:1 con la corsa dell'ammo.

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  3. fitzcarraldo358:
    Ma in sostanza questi ammortizzatori che lavorano a bassa pressione come risolvono il problema della cavitazione? Per quale motivo alcuni devono lavorare con 200bar a comprimere l'olio e per altri bastano 30bar?
    Credo dipenda dalla tipologia dei passaggi interni e volumi d'olio, magari alcuni sono più soggetti a generare il fenomeno alcuni meno.
    D'altra parte le forcelle lavorano senza pressurizzazione o molto blanda in caso di cartucce sigillate (FIT, charger ecc.), ma credo siano anche avvantaggiate dal fatto di non lavorare con un rapporto di leva in media di 2,5 come gli ammo.

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