[First Look] MDE Carve 29 con allestimento custom

42

L’ormai nota carenza di materiali e ricambi nei magazzini del settore MTB non influenza solo distributori e negozi ma in primo luogo le aziende stesse, infatti di recente anche per noi media si sta rivelando complicato riuscire a ricevere prodotti da mettere alla prova, mentre anche quelli già programmati da tempo subiscono spesso enormi ritardi. Ne è un esempio l’allestimento della nuova MDE Carve che doveva essere pronta diversi mesi fa, ma il telaio e alcuni componenti essenziali sono arrivati solo nei giorni scorsi. Prima di iniziare a ingrassare e montare il tutto, ecco alcuni scatti per mostrarvi in anteprima i prodotti protagonisti di alcuni dei test che leggerete nei prossimi mesi.



.

Il telaio, come anticipato, è di una Carve 2021 nella versione per ruote da 29 pollici che MDE mi ha fornito in taglia M e con geometrie standard, su mia richiesta, poiché ritengo interessante metterla alla prova con la configurazione geometrica adottata di serie dall’artigiano torinese che sulla carta ritengo equilibrata e ben ragionata, senza ricorrere a geometrie personalizzate come avevo fatto per il test della Damper. Ho scelto il colore brushed rivestito da una verniciatura trasparente a polvere che protegge il telaio dalla passivazione dell’alluminio lasciando in risalto tutta la lucentezza del metallo e delle saldature.

La Carve 2021 condivide il carro e il sistema di sospensione i-Link 2.0 con la Damper 2020 che ho già testato, ma l’ammortizzatore è posizionato diversamente, ancorato al top tube invece che all’obliquo, e ne deriva una curva di compressione differente, sempre progressiva ma maggiormente adatta all’utilizzo trail, più orientato alla salita e con un’escursione inferiore. 127mm per la precisione, ossia 5 pollici esatti. Condividendo con la Damper il sistema di sospensione e parte del design generale del telaio, anche il peso del telaio si avvicina molto a quello della sorellona da enduro, fermando la bilancia a 3.465 grammi compresi tutti i perni, i dropout e le calotte della serie sterzo.

L’allestimento più leggero concesso dai componenti specifici per la destinazione d’uso farà comunque scendere il peso complessivo della bici rispetto a quello della Damper, anche se personalmente, per questo allestimento del test, ho comunque optato per componenti “filo-enduristici”, passatemi il termine, quindi sufficientemente robusti, rigidi e affidabili. Non conosco ancora il peso definitivo della bici completa dato che devo ancora finire di montarla, ma è chiaro che c’è margine per ridurlo ulteriormente con componenti più “trail-oriented”. Nella foto seguente la serie sterzo semi-integrata fornita di serie da MDE assieme al telaio. Come vedete, le calotte sono già piantate nel tubo sterzo quindi il peso da me rilevato per il telaio include anche quelle.

L’ammortizzatore fa parte di quei prodotti che ho avuto difficoltà a reperire per completare l’allestimento, data la scarsissima disponibilità attuale di pezzi a magazzino, infatti ho dovuto “ripiegare” su di un RockShox Super Deluxe Ultimate in luogo del Deluxe che avevo richiesto. Sicuramente offrirà prestazioni superiori in discesa a fronte di un leggero aumento di peso, aspetto trascurabile rispetto a un altro svantaggio più concreto che è quello dell’interferenza del piggy back con lo spazio per la borraccia. Il Super Deluxe nella misura di 190x45mm pesa 433 grammi.

Al Super Deluxe ho abbinato un altro prodotto RockShox, una forcella Pike Ultimate da 140mm di escursione con offset da 42mm e idraulica RC2. Il peso rilevato della Pike con perno, cannotto tagliato a 169mm e ragnetto inserito è di 1.862 grammi. Metterò alla prova la Pike in un particolare test a lungo termine che verrà incentrato sulla verifica delle condizioni di usura delle varie parti (parapolvere, grasso, olio etc.) in relazione ai tempi di revisione ufficiali consigliati da RockShox.

Per quanto riguarda le ruote, ho scelto di trasferire le Newmen Advanced SL A.30 dalla Damper, sulla quale avevo iniziato il test di queste ruote da enduro particolarmente leggere. Durante il test avevo evidenziato un problema al mozzo posteriore che si è rivelato essere un problema noto, oggetto di un richiamo per i primissimi modelli usciti, quindi nei mesi scorsi ho inviato le ruote a Newmen, in Germania, per la sostituzione del mozzo, ed eccole tornate per riprendere il test. Si tratta di un set di ruote da 1.600 grammi circa, con un cerchio incredibilmente robusto anche se non tra i più confortevoli… ma ci sarà tempo per parlarne nel test dedicato.

Per quanto concerne i copertoni, tra performance in discesa e scorrevolezza in salita, ho preferito sbilanciarmi sulla prima, scegliendo degli pneumatici dal design aggressivo più votati all’enduro che al trail. Si tratta degli ottimi Kenda Pinner Pro disegnati da Aaron Gwin che avevo già messo alla prova per il test uscito lo scorso autunno. La carcassa è la stessa ATC del precedente test che non mi ha mai dato problemi di tagli o forature, tenendo pressioni di circa 1.8 bar al posteriore e 1.6 bar all’anteriore, e il peso è di circa 1kg ciascuno.

Non hanno certo bisogno di presentazioni i freni Formula Cura 2 che ho scelto per questo allestimento. Li ho testati ormai più di 3 anni e mezzo fa e nel frattempo il mio parere su di loro non è cambiato, restano i miei freni preferiti, unendo potenza, controllo, design e peso contenuto, con circa 250 grammi a impianto. Anche i loro fratelli maggiori, i Cura 4, seppure ottimi non mi hanno “conquistato” quanto i 2. Sia la forcella che il telaio offrono un attacco diretto PM180 quindi potrò montare le pinze senza necessità di adattatori.

Dato che i mozzi delle Newmen Advanced sono disponibili solo in versione CenterLock, ho optato per rotori Formula CL così da evitare adattatori da 6 fori a CL. Formula purtroppo non fornisce di serie le ghiere di chiusura quindi le ho prelevate da una coppia di dischi Shimano. Entrambi i rotori sono da 180mm di diametro e, senza ghiera, pesano 188 grammi ciascuno.

La trasmissione è SRAM Eagle X01, eccetto le pedivelle XX1 che permettono di risparmiare ancora una manciata di grammi rispetto alle X01. La cassetta è una tradizionale 10-50 denti. Visti i tempi biblici di attesa ho preferito montare componenti che avevo già in casa e che hanno ancora un bel po’ di chilometri di margine, piuttosto che rimandare ulteriormente il completamento della bici.

Il reggisella invece è stato scelto appositamente per essere messo alla prova. Si tratta di un BikeYoke Divine da 160mm di escursione e 30.9 di diametro, dotato del nuovo comando Triggy Alpha, la cui posizione è ulteriormente regolabile rispetto al precedente comando Triggy che avevo testato sul Revive. Il modello Divine differisce dal Revive per un sistema idraulico semplificato che consente una sorta di “auto-spurgo” dell’aria ogni volta che si comprime interamente il telescopico, mentre invece sul Revive questa funzione di reset idraulico viene attivata manualmente tramite una brugola. Questo comporta un utilizzo di minori componenti per il Divine che infatti ha un costo e un peso leggermente inferiori rispetto al Revive. Il peso del Divine, senza cavo e comando, è di 484 grammi.

Per gli appoggi ho scelto Fabric. La sella è una Scoop Pro Team con profilo Shallow che le conferisce una forma con la quale mi trovo perfettamente a mio agio sia in salita che in discesa, sostenuta da uno scafo in nylon e da un carrello in carbonio che contribuisce a fermare l’ago della bilancia a 2 etti precisi. Per quanto riguarda le manopole ho optato per il modello AM dal design super pulito, con 31mm di diametro e 102 grammi di peso.

Il cockpit è marchiato Switch, con attacco manubrio CNC da 35mm di lunghezza e un peso davvero interessante di soli 110 grammi. Sorregge un manubrio Riser Carbon da 780mm di larghezza, 25mm di rise e 31.8mm di diametro che, come rivela il nome, è realizzato in fibra di carbonio e offre un peso abbastanza contenuto con 212 grammi verificati.

A brevissimo terminerò di montarla quindi se avete delle domande o semplici curiosità, in attesa del test del telaio e dei vari componenti, chiedete pure nei commenti e se ne avete voglia, provate a indovinare il peso complessivo della bici che vi saprò svelare appena sarà tutto al suo posto, dal terminale del cavo del cambio al liquido sigillante dentro ai copertoni.

 

Commenti

  1. ottima scelta quella di mantenere le geo standard e anche di montare la Pike che sembra essere quasi sparita ma che secondo me potrebbe essere la forka perfetta per moltissime bici nuove, dalle downcountry alle trail/am .
  2. Pito:

    Concordo, io ho appena sostituito la mia Lyrik RC2 con la Pike del test e non sono affatto pentito della scelta
    è proprio quello che avrei voglia di fare anche io....non so quanta differenza c'e' in termini di rigidità e se sia percepibile .
  3. Visto che la mia in taglia XL e montata più pesante (lyrik da 150 e gruppo slx completo) sta abbondantemente sopra i 15 con i pedali (XT trail), direi che questa, senza, potrebbe stare sui 13,2/13,3.
Storia precedente

Forster e Neff vincono la prima prova degli Internazionali d’Italia ad Andora

Storia successiva

Bikepacking invernale nelle Dolomiti

Gli ultimi articoli in Test