Dream Bike: Devinci Spartan Custom

Un paio di volte l’anno mi monto una bici personale e la uso come base per diversi test. Negli ultimi tempi ho provato tutta una serie di bici da enduro, a lunga escursione e con ruote da 27.5″, nessuna delle quali mi ha fatto davvero innamorare. Conosco bene i miei gusti e le mie preferenze, ma come redattore è importante per me tenere bene a mente il fatto che biker diversi abbiano gusti diversi. Ne segue che quando testo biciclette devo cercare di essere più neutrale possibile. Detto questo, resta il fatto che ci siano dei particolari numeri che preferisco quando si parla di gemetrie, il fatto che mi piacciano i bassi rapporti di compressione (vale a dire il rapporto tra l’escursione alla ruota e quella dell’ammortizzatore) e in generale le bici di Dave Weagle, perchè tendono ad esemplificare tutto ciò che un biker cerca in termini di cinematica: sensibilità ai piccoli urti, supporto a metà escursione, progressività verso il finecorsa. Non avevo mai avuto una Devinci prima, ma la nuova Spartan, sulla carta, sembrava soddisfare tutti questi requisiti. Così ne ho presa una e l’ho montata.



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Eccola qui, 12.7 kg senza pedali. Il telaio è completamente in fibra di carbonio. Le sospensioni a quadrilatero mi piacciono in generale, ma tra quelle di tipo split pivot/ABP e quelle con foderi orizzontali interrotti (tipo FSR) preferisco le prime: le trovo più sensibili e più neutre in pedalata e frenata.

Ho usato la Spartan principalmente nella posizione alta. Per i sentieri su cui giro, lo sterzo è aperto a sufficienza ed il fatto di non averlo ad angoli particolarmente piccoli aiuta nelle sezioni in cui è richiesta un po’ più di reattività. Inoltre, l’angolo sella di 74.9° aiuta in salita. Il carro di 430 mm (taglia L) è perfetto per i miei gusti e lo stesso vale per il reach di 465 mm. Assieme all’attacco manubrio di 35mm, dà alla bici uno sterzo veloce e permette di caricare bene la ruota anteriore.

Il gruppo SRAM X0 Eagle è eccellente. Ha un intervallo di rapporti enorme, il che aiuta parecchio nelle lunghe giornate in sella. Le cambiate sono secche e veloci. Potrei usare una corona da 34d, ma preferisco la 32 per il maggiore spazio da terra. Non mi serve comunque quasi mai un guidacatena.

Ho scelto di usare questa bici per il test della nuova RockShox Lyric RC2. L’architettura della forcella è praticamente la stessa dell’anno scorso, ma nella sostanza la forcella è molto cambiata. Non voglio anticipare troppo, ma sembra una forcella completamente diversa e molto migliorata.

Non sono mai stato parco di complimenti nei confronti del RockShox Super Deluxe. Sono stato contento quindi di vedere che la Spartan ne avesse uno di primo montaggio. La Spartan ha 165mm di escursione e usa un ammortizzatore con escursione di 65mm, per un rapporto di compressione di 2.53:1, relativamente basso rispetto alla media. È uno dei motivi per cui questa bici mi piace. Ciononostante, solitamente uso 2 o 3 riduttori di volume nell’ammortizzatore, per ridurre il pericolo di finecorsa. Sorprendentemente, nel caso della Spartan non ne ho dovuto montare nemmeno uno…

Ho provato diverse ruote in carbonio negli ultimi anni, ma torno sempre a Roval. In particolare, alle Traverse Fattie SL. Con i loro 1495g sono leggere e molto robuste. Ancora più importante, non appaiono troppo rigide sul sentiero. Assorbono le vibrazioni del fondo pur restando rigide a sufficienza in curva. La larghezza interna relativamente alta, di 31mm, aiuta a non far spanciare il copertone in curva.

Anche i mozzi mi piacciono molto. Davanti sono compatibili con Torque Cap, il che aiuta ad aumentare un po’ la rigidità. Per la ruota libera adottano il collaudatissimo cricchetto “Star Ratchet” di DT Swiss. Questi mozzi ne usano la versione aggiornata con 54 denti per un ingaggio velocissimo. Inoltre il corpetto può essere montato a mano usando solo un po’ di grasso e senza attrezzi.

Non amo i passaggi cavi completamente interni al telaio, rendono un po’ faticosa la manutenzione. Detto questo, Devinci ha fatto un discreto lavoro sulla Spartan, il passaggio cavi è veramente pulito. Le aperture nel telaio poi sono abbastanza aperte e ripescare tubi e cavi non è poi così difficile. I gancetti fissati al perno inferiore dell’ammortizzatore mantengono i cavi fermi e la bici silenziosa.

SRAM è stata così gentile da mandarmi un paio di Code RSC. Hanno le pinze rosse in tinta con la Lyrik, le leve in carbonio e con il mio nome stampato sopra (mi sento tanto un atleta BlackBox!).  Sono i migliori freni che abbia usato finora e li avrei montati su questa bici, che ci fosse il mio nome sopra o meno.

Il reggisella BikeYoke Revive mi piace un sacco. In foto non è completamente esteso, ma ha 185mm di escursione. Si resetta (leggi: spurga) in 15 secondi con una brugola da 4mm. Il ritorno è lievemente frenato, così che la sella non mi colpisca mai dove non deve. Ho le gambe particolarmente lunghe e giro su sentieri veramente ripidi: con tutta questa escursione la sella non è mai di impaccio.

Faccio attenzione a non rovinare le bici in test e ovviamente lo stesso vale per la mia bici personale. Per evitare che si graffi il telaio nelle rare occasioni in cui faccio delle furgonate, ho applicato degli adesivi di AllMountainStyle.

Uso il dub. Gli scettici possono lamentarsi del nuovo “standard” finchè vogliono. Per me, è un modo comodo per spostare una guarnitura SRAM da una bici all’altra, indipendentemente dal movimento centrale. Inoltre l’asse è più robusto e il movimento centrale è miglirato.

Le pedivelle sono da 170mm, una misura che ho scelto per urtare meno con le rocce sul sentiero.

La sella FI’zi:k Monte è una delle mie preferite. Solitamente usavo una WTB Silverado, ma questa mi sembra più curata e anche più solida.

Lo ammetto, sono un grande fan dei pedali Time. Quando Time ha presentato l’ATAC Speciale con il corpo in un pezzo unico e pin, ho deciso che dovevo provarli. Ne scriverò un test completo in futuro, ma al momento sono soddisfatto, al di là del prezzo piuttosto alto.

Ostregheta!

Sensus Lite. Mi piacciono le manopole sottili a collarino singolo.

Attacco manubrio Chromag HiFi lungo 35mm e con morsetto da 35mm. Ci ho montato un manubrio BZA, lasciato alla lunghezza originale di 800mm. Di manubri in carbonio ne ho provati molti e mi sembra che questo assorba le vibrazioni meglio di molti altri. Inoltre mi piace la sua combinazione di upsweep e backsweep.

Le Schwalbe Magic Mary sono tra le mie preferite. Prima di scoprire queste gomme, cambiavo copertoni molto spesso: usavo una determinata gomma su fondi poco compatti mentre sui fondi più compatti e rocciosi ne usavo una completamente diversa. Non sono l’unico a pensare che le Magic Mary siano le migliori in entrambe queste situazioni così diverse.

Per la ruota posteriore uso una Nobby Nic. In passato, le Nobby Nic non avevano la miglior reputazione. L’anno scorso però Schwalbe ha rinnovato tutta la linea e ha introdotto una nuova serie di mescole, chiamate Addix. Ne ho usate diverse e mi sembrano eccezionali. Uso una gomma “Soft” davanti e “Speedgrip” dietro. Non ho notato un’usura eccessiva nè tasselli strappati e le mescole mi sembrano ben bilanciate.

Se avete domande, fatele pure qui sotto nei commenti! Prossimamente arriveranno dei test di lunga durata su molti dei componenti che avete visto.

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